LA SCUOLA DELL'ACQUA E DEL SALICE
Ju-Jitsu moderno e combattimento totale - l'evoluzione di un'arte
Ju-Jitsu significa "arte della cedevolezza", cioè sfruttare la forza dell'avversario a proprio vantaggio col minimo sforzo, anzichè opporsi ad essa con inutile fatica. E' una delle più antiche
arti marziali giapponesi, che nel corso dei secoli ha subito varie influenze da (e a sua volta ha influenzato) altre discipline, evolvendosi fino a diventare uno dei sistemi più completi e
diffusi di difesa personale. La complessità e la varietà di tecniche presenti nel Ju-jitsu ha fatto sì che l'antica forma di combattimento si integrasse con altri stili di lotta, attingendo ad
esempio da discipline come l'Escrima filippino, il Kempo e la Boxe, per poter risultare sempre efficace ed attuale in ogni situazione.
"Flessibile come il legno di un salice, adattabile come l'acqua di un fiume"
Shidare-to-mizu Ryu può essere tradotto letteralmente come Scuola dell'Acqua e del Salice.
Questi due simboli sono da sempre associati ai principi fondamentali del Ju-Jitsu, quali la cedevolezza, la flessibilità e l'adattabilità; in particolare essi hanno accompagnato gli insegnamenti
della scuola sin dalle sue origini, fino ad arrivare alla evoluzione odierna, frutto di 30 anni di insegnamento e ricerca nelle arti marziali.
ESSERE COME ACQUA
A differenza di molti altri tipi di lotta o combattimento, il Ju-jitsu non è subordinato alla sola forza sviluppata dai muscoli, tanto che lo sforzo o la forza nell’attacco e presa
dell'avversario, per delle leggi fisiche elementari, fanno si che queste passino a proprio danno e al servizio quindi del ju-jitsuka. Il modo migliore per illustrarlo, probabilmente, è quello di
citare la seguente famosa lezione di arti marziali: “Nella vita non vi è nulla di più cedevole di un soffio d’aria o di una goccia d’acqua, ma chi può resistere alla forza di un tifone o di
un’onda di piena? II tifone e l’onda di piena non sono altro che i movimenti di massa dell’aria o dell’acqua, che hanno avuto inizio da un soffio d’aria o un’unica goccia d’acqua, entrambi
cedevoli. II buon praticante è rilassato, fisicamente a suo agio, spiritualmente illuminato, ma possiede la capacità di rendersi uguale a un furioso tifone o a una gigantesca onda di piena e di
spazzare via ogni ostacolo, quando è in pericolo la sua vita o quella di coloro che ama. Perciò, quando si riesce a vincere ciò che cede con ciò che non cede, vuol dire che si è raggiunto lo
zenit della preparazione”.
LA LEGGENDA DEL SALICE
Esisteva un tempo, molti secoli fa, un medico di nome Shirobei Akiyama. Egli aveva studiato le tecniche di combattimento del suo tempo, comprese altre tecniche che imparò durante i suoi viaggi in
Cina compiuti per studiare la medicina tradizionale e i metodi di rianimazione, senza però ottenere il risultato sperato. Contrariato dal suo insuccesso, per cento giorni si ritirò in meditazione
nel tempio di Daifazu a pregare il dio Tayunin affinché potesse migliorare. Accadde che un giorno, durante un' abbondante nevicata, osservò che il peso della neve aveva spezzato i rami degli
alberi più robusti che erano così rimasti spogli. Lo sguardo gli si posò allora su un albero che era rimasto intatto: era un salice, dai rami flessibili. Ogni volta che la neve minacciava di
spezzarli, questi si flettevano lasciandola cadere riprendendo subito la primitiva posizione. Questo fatto impressionò molto il bravo medico, che intuendo l'importanza del principio della non
resistenza lo applicò alle tecniche che stava studiando dando così origine ad una delle Scuole più antiche di Ju-Jutsu tradizionale, la Scuola Hontai Yoshin Ryu (scuola dello spirito del salice),
tutt'ora esistente e che da 400 anni tramanda tecniche di combattimento a mani nude e con armi in maniera quasi del tutto invariata.
STORIA DEL JU-JITSU
Origini del Ju-jitsu:
Il Ju-jitsu nasce in Giappone come insieme di tecniche di combattimento a mani nude elaborate dai bushi dell’epoca Kamakura, per consentire ai samurai di difendersi efficacemente anche di fronte
ad un avversario che possedesse ancora le sue armi. Esso si sviluppò dalle antiche tecniche del Kumi-uchi (Yawara); nel corso dei secoli, diverse scuole di Ju-jitsu (Wa-jutsu, Yawara, Kogusoku,
Kempo, Hakuda, Shubaku), tutte appartenenti alla “Via dell’arco e del cavallo”, si svilupparono e migliorarono le tecniche originali, aggiungendovi nuovi movimenti e contromosse adottate
dall’arte cinese di combattimento (Shaolin-si) e alcune tecniche particolari utilizzate dagli arbitri di Okinawa (Okinawa-te). Quest’arte, così rielaborata, fu reimportata in Cina verso il 1638
da Chen Yuanbin (1587-1671), poeta e diplomatico cinese residente in Giappone. Tuttavia, il Ju-jitsu si sviluppò come arte marziale solo durante l’epoca Edo, in cui il paese visse un periodo di
relativa tranquillità. Numerose scuole di combattimento, create da dei ronin (samurai senza padrone), diffusero rapidamente le tecniche di Ju-jitsu in tutto il Giappone. Esse, però, vennero
codificate solo durante l’epoca Meiji, cioè nel periodo in cui i samurai persero il diritto di portare la katana ed in cui le faide tra clan rivali vennero interdette.
Diffusione ed evoluzione fino ai giorni nostri:
In pratica, attraverso l’arte del Ju-jitsu, il guerriero si prefiggeva quale scopo principale quello di annientare l’avversario, mettendolo nell’incapacità di eseguire un nuovo attacco. A tal
proposito veniva quindi utilizzato ogni genere di tecniche pericolose e sovente mortali. Inizialmente praticato dai samurai, poi dai ninja, il Ju-jitsu, diffondendosi rapidamente anche tra le
classi più umili, divenne un metodo di combattimento utilizzato soprattutto dai briganti, derivandone da ciò una cattiva reputazione immeritata. Questa fu una delle ragioni per cui Jigorô Kanô
utilizzò le tecniche dolci del Ju-jitsu per creare un nuovo sport, che chiamò Judo, per differenziarlo dal mortale Ju-jitsu. Nel suo studio, Kano si accorse che le radici del Ju-jitsu affondavano
nelle arti interne cinesi, e così cercò di dare rilevanza a questo aspetto morbido del combattimento. Fino al 1922, anno in cui fu fondato ufficialmente il Kodokan, il Ju-jitsu era riconosciuto
ed insegnato nei numerosi Ryu sia in Giappone sia all’estero.
Il Ju-Jitsu oggi:
Oggi, per tutti i praticanti di arti marziali, la difesa personale si chiama “Ju-Jitsu”. II significato letterale di Ju-Jitsu è dato dall’unione delle parole “Ju” che significa tenero, morbido,
gentile, e “Jitsu” che vuole dire tecnica. II Ju-jitsu si può definire, in termini di applicazione alla difesa e offesa, come lo sfruttamento delle nozioni offerte dall’anatomia umana; in sintesi
non è altro che uno studio completo dei difetti del corpo umano ai fini di una sempre più efficace e pronta difesa personale.